
curatella
a cura di Alessandro De Bei e Massimo Perissinotto
lunedì 25 marzo 2013
1970: IL CONFORMISTA di Bernardo Bertolucci

martedì 12 marzo 2013
2003: MYSTIC RIVER di Clint Eastwood

venerdì 8 marzo 2013
1985: IL CAVALIERE PALLIDO (PALE RIDER) di Clint Eastwood
Una ragazzina di un villaggio di cercatori d'oro, seppellisce il suo cane, ucciso durante una scorribanda dei latifondisti.
Prega un dio, quasi senza convinzione, esigendo da "lui" un miracolo in cambio della saldezza della propria fede prossima a vacillare: << Mi hanno ucciso il cane... e il nonno. Ora, se TU esisti, devi aiutarci! >>. E l'aiuto arriva. Da uno spiraglio di sole che filtra tra le montagne innevate e il cielo prossimo alla tempesta, vediamo uscire un cow boy al trotto. Un cavaliere stagliatosi d'incanto nell'immensità della Frontiera. Una "figurina" lontana che avanza, mentre le nuvole si diradano al suo passaggio. Inizia così IL CAVALIERE PALLIDO (PALE RIDER); con un funerale, quasi sempre apertura o chiusura nei film di Eastwood; il terzo e piu' astratto dei quattro western diretti e interpretati da Clint Eastwood, che qui piu' che omaggiare Siegel e Leone sembra piuttosto rimpiangere Sturges e l'occasione perduta di JOE KID. Il cavaliere pallido, il predicatore (così chiamato per le sue vesti talari), incarna l'ideale genuino, ma ingenuo e infantile, del 'drizza torti che corre in aiuto dei giusti, ma è una figura iconica da posizionare e rileggere nel suo giusto contesto ambientale, storico e sociale: il tramonto della Frontiera e l'alba dell'era industriale. Il predicatore, infatti, non è un soldato di Dio, e -pur con umane debolezze- men che meno l'eroe di cui la ragazzina che lo ha "evocato", confusa e privata nella sua vita comunitaria di concrete figure maschili, si innamora (al pari della madre prossima a risposarsi). Semmai, il predicatore, è un revenant che compare e scompare, quasi incorporeo come un fantasma (emblematica in questo senso la lunga sparatoria risolutiva), e letteralmente evanescente nella sequenza finale: nella quale ritorna a quella linea d'orizzonte che lo ha "partorito" in quanto pura idea mistica, che solo la realtà, imponendosi, scolora fino a far scomparire.
Non analisi della fine di un'epoca, bensì parabola della mitologia di un genere.
Voto: !!!!
Prega un dio, quasi senza convinzione, esigendo da "lui" un miracolo in cambio della saldezza della propria fede prossima a vacillare: << Mi hanno ucciso il cane... e il nonno. Ora, se TU esisti, devi aiutarci! >>. E l'aiuto arriva. Da uno spiraglio di sole che filtra tra le montagne innevate e il cielo prossimo alla tempesta, vediamo uscire un cow boy al trotto. Un cavaliere stagliatosi d'incanto nell'immensità della Frontiera. Una "figurina" lontana che avanza, mentre le nuvole si diradano al suo passaggio. Inizia così IL CAVALIERE PALLIDO (PALE RIDER); con un funerale, quasi sempre apertura o chiusura nei film di Eastwood; il terzo e piu' astratto dei quattro western diretti e interpretati da Clint Eastwood, che qui piu' che omaggiare Siegel e Leone sembra piuttosto rimpiangere Sturges e l'occasione perduta di JOE KID. Il cavaliere pallido, il predicatore (così chiamato per le sue vesti talari), incarna l'ideale genuino, ma ingenuo e infantile, del 'drizza torti che corre in aiuto dei giusti, ma è una figura iconica da posizionare e rileggere nel suo giusto contesto ambientale, storico e sociale: il tramonto della Frontiera e l'alba dell'era industriale. Il predicatore, infatti, non è un soldato di Dio, e -pur con umane debolezze- men che meno l'eroe di cui la ragazzina che lo ha "evocato", confusa e privata nella sua vita comunitaria di concrete figure maschili, si innamora (al pari della madre prossima a risposarsi). Semmai, il predicatore, è un revenant che compare e scompare, quasi incorporeo come un fantasma (emblematica in questo senso la lunga sparatoria risolutiva), e letteralmente evanescente nella sequenza finale: nella quale ritorna a quella linea d'orizzonte che lo ha "partorito" in quanto pura idea mistica, che solo la realtà, imponendosi, scolora fino a far scomparire.
Non analisi della fine di un'epoca, bensì parabola della mitologia di un genere.
Voto: !!!!
lunedì 4 marzo 2013
1946: LA MORTE VIENE DA SCOTLAND YARD di Don Siegel

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