curatella

a cura di Alessandro De Bei e Massimo Perissinotto

lunedì 28 gennaio 2013

1992: MISTERIA (BODY PUZZLE) di Lamberto Bava

"Cristo!", "Lei mi adula...tuttalpiù un angelo caduto". MISTERIA (BODY PUZZLE), sta al thriller italiano come GLI SPIETATI al western americano. Fine di un'epoca e di un modo di intendere il cinema. Chi poteva chiudere il cerchio se non "il predestinato" Lamberto Bava, figlio di Mario (di cui è stato anche sceneggiatore e aiuto), "scoperto" da Pupi Avati (MACABRO) e "lanciato" da Dario Argento (DéMONI 1 e 2)? Anche se, forse, nessuno si sarebbe aspettato dal regista di Fantaghirò un'opera tanto monumentale quanto testamentaria (dove -non a caso- aleggia un sentore di autentico disfacimento, presagio di molto cinema "postmodernista" a seguire), capace di riscattarlo da accuse frettolose -anche del sottoscritto, e di questo faccio pubblicamente mea culpa- di essere soltanto un "argentiano", o al massimo un onesto artigiano. Opera magna di Bava jr, dicevamo, che a ben vedere aveva già dato segnali di emancipazione dai modelli di origine in un paio di film precedenti: il "viscontiano" PER SEMPRE (1987), e LA CASA DELL' ORCO (1988), perturbante metafora di iniziazione sessuale in forma di favola nera, non lontana da certe cose di Neil Jordan... MISTERIA (BODY PUZZLE), pellicola intinta nel buio, nell'uggiosità e negli umori carnali, ondivaga tra nichilismo esistenziale e omosessualità latente, in grado di virare -con maestria di altissima scuola- dal trilling efferato al noir melanconico. Scandito da uno score in eterno conflitto, che va dai Carmine Burana di Orff alla partitura complessa e raffinata di Carlo Maria Cordio, MISTERIA (BODY PUZZLE) è un film fatto di non detto, di amori impossibili (inconfessabili e inconfessati), di amanti platonici e occasionali, di passato e presente vissuti solo in funzione di una "chiusa" che non potrà che essere tragica. Un film fatto, ovviamente, anche di immagini e di particolari, traboccante di invenzioni visive e atmosfere da incubo (le sequenze in ospedale e nella scuola elementare per non vedenti sono da antologia!), curate "maniacalmente" dal direttore della fotografia Luigi Kuveiller (PROFONDO ROSSO) e dello scenografo Davide Bassan (OPERA), mentre interpreti errabondi di un cinema di genere oggi impensabile, riempiono lo schermo con volti e corpi vissuti pericolosamente, in uno strepitoso crescendo che va di pari passo con la presa di coscienza dei tre protagonisti, il cui terzo è il carnefice: vittima "sociale" di una metamorfosi fisica e mentale, vortice di un buco nero senza uscita, abisso inesorabile nel quale travolgere tutto e tutti, nella folle utopia di cancellare e ricostruire il passato a proprio piacimento. Nel finale, che più disperato e desolante non si può, il protagonista non si specchia -come sarebbe lecito attendersi- in una pozza di sangue, ma si allontana nella notte, incontro all'aba, accompagnato dalle plumbee note di un sax. Tra SGOMENTO di Ophuls e UN SOGNO LUNGO UN GIORNO DI COPPOLA... Capolavoro! VOTO: !!!!!

2 commenti:

  1. Concordo su quanto hai scritto, anche se preferisco il primo Dèmoni. Non trovi che Misteria abbia anche qualcosa di orientale?

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  2. Ti riferisci forse a Hong Kar Wai? Si, lo penso anch'io (-:

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